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sciocchi
gliceri
isole
attriti
faggi
derisi
scarpe
giulive
mare
risaie
-“Sciocchi
gliceri” introduce il noto proverbio “il riso abbonda
sulla
bocca degli sciocchi” intendendo il riso nel significato di
“ridere”.“Risaie”
esprime, tuttavia, il riso come alimento, una
specialità
della pizzeria “Peter Pan ”.“Isole” sta
per la famosa
“Isola
che non c'è” a richiamare un ristorante che mio padre
frequentava
assiduamente. Le porzioni di riso venivano offerte
con
il contagocce e questa usanza risultava enfatizzata dal
momento
che i piatti erano enormi mentre il riso occupava
un'invisibile
(“occhi” in “sciocchi”) corona circolare del piatto.
Una
delle rarissime volte in cui feci il bis in un ristorante !
Avendo
notato quel mio insolito sprint gastronomico, mio padre
si
privò volentieri di tutta la sua dose di riso (“faggi derisi”),
l'invisibile
pugnetto concesso dalla portata. In “scarpe giulive”
è
citato un negozio di scarpe dal nome
“Peter Pan”: mio zio
mi
regalò diversi sacchetti (“gliceri”: infatti erano simili
a
quelli contenenti lo zucchero) porta-scarpe, l'ideale da
usare
in palestra, aventi stampigliato il marchio di quel
negozio.“Mare”
va con “scarpe” e si rifà all'abitudine della
madre
di Nicolò (il “re” in “mare” è riferito a Stefano, un
esperto
di risate, “risaie”) di buttare
via le scarpe qualora
avesse
pestato i classici ricordini... Naturalmente, quando ciò
accadeva,
si scatenavano furibondi attriti ! “Riti”
in “attriti”
intende
pure i tiri del riso durante le nozze di maga Nicknameri:
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specchi
parrucchieri
coda
asciutta
faggi
ciurma
tragici
baci
sani
regali
-Questo
nicknameri è ambientato presso gli ariosi servizi del
doposcuola:
“specchi parrucchieri” intende lo specchio a
grandezza
naturale di fronte al quale si trastullavano le
bambine
giocando a fare le donne, con acconciature e trucchi
vari...“Coda”
sta sia per quella lunghissima di una certa
Alessandra,
sia per quella delle povere (e terrorizzate, “tafa”
in
“asciut/ta fa/ggi”: infatti sbattevano le ali, da “regali”,
all’impazzata…)
cocorite, vittime dei disturbi di Giuseppe
(“asciutta”)
che si divertiva ad agguantarla attraverso le
sbarre:
la gabbietta delle cocorite era ubicata poco prima del
lungo
e stretto corridoio che portava ai servizi. Suor Lorenzina
aveva
l'abitudine di radunare le varie classi all'interno del
salone
mandandole a lavarsi le mani a turno (“ciurma ” sta per
“classe”):
era, infatti, impossibile, per l'esiguo numero delle
postazioni
presenti, convogliare tutto il folto gruppo in un'unica
tranche.
“Tragici baci” intende la volta in cui mandai a Davide
un
piccolo bacio con la mano: era un gesto che solevo eseguire
con
mio padre (“faggi”) e che, per equivoco, avevo rivolto a lui.
Dopo
la mia pronta spiegazione, Davide si era messo a ridere:
era
solito commettere pure lui simili gaffe, ad esempio
chiamandomi
“mamma” al posto di Mara...“Sani regali”
intende
le frequenti epistassi (“sani” per “nasi”) che spesso
facevano
correre Stefano in bagno: il sospetto che se le cagionasse
infilandosi le dita nel naso "a mo' di Sgorbions" era piuttosto forte...-
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infilandosi le dita nel naso "a mo' di Sgorbions" era piuttosto forte...-
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forti
scudieri
pitone
cibi
querce
radici
statue
cantine
scherzi
formine
-Mia
madre (“querce”) ed io frequentavamo pochissimo la
cantina
anche per la folle paura dei topi: “pitone” esprime
l'ansiosa
domanda “n'è che non è un topo ?”,“topi/n'è” in
“pitone”,
evidenziando quel retorico “n’è”, probabilmente
dovuto
al francese “n’est pas ?”, che lei mi ripeteva infinite
volte
mentre percorrevamo il funereo, polveroso scantinato.
Precisi
frangenti dell'anno cadenzavano le nostre escursioni
in
cantina: al momento di rispolverare le bici
(“cibi” per
“bici”)
dopo la lunga astinenza invernale, al sopraggiungere
del
Carnevale (“scherzi”), delle vacanze al mare (“formine”)
e
del periodo natalizio (“statue” esprime le statuette in gesso
del
presepe: erano già appartenute all'infanzia di mia mamma,
“querce
radici”, e lei ne aveva una cura estrema avvolgendole
una
per una per non scheggiarle). La cantina aveva sempre la
solita
lampadina bruciata che una promessa da marinaio
avrebbe
voluto sostituire: nel salire la ripida scala con la bici
sotto
braccio, mia madre era solita citare la forza fisica del
nostro
vicino di casa, addirittura disposto a portarla su e giù
tutti
i giorni pur di non farsela rubare ! “Forti” intende pure
il
quartiere “Orti” dove il nostro vicino si trasferì non sapendo
che
di lì a poco ci sarebbe stata una terribile alluvione...
“Scudieri” indica il farmi scudo di mia madre che mi faceva
“Scudieri” indica il farmi scudo di mia madre che mi faceva
andare
su dalle scale per prima avendo paura di travolgermi