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brevi
pantoteri
negri
chiacchiere
riccioli
scatole
pensili
buchi
gomme
e così via
-Il
libro d 'inglese era intitolato “Chatterbox”, tradotto alla
lettera
“scatola delle chiacchiere”: risultava assai prematuro
parlare
di chat ! Alla maestra d'inglese (“riccioli”) piaceva
assegnare
dei vocaboli da farci imparare a memoria. Alla
promessa
di uscire di casa solo dopo averli memorizzati tutti,
li
assimilai in
poco tempo (“brevi pantoteri”, greca pozione
“panta”).“Pensili
buchi” indica, in realtà, due vocaboli inglesi,
rispettivamente
“pencil” e “book”: “gomme ” sta per un'altra
parola
da memorizzare e simboleggia l'interrogazione che mia
mamma
mi fece sostenere prima di constatare che li avevo
appresi
tutti “e così via”, a fare un giro (l’inglese “go”
per
“let’s go” in “gomme”) ! “Negri” è in riferimento alla
protagonista
del libro d'inglese, una simpatica detective
di
colore con una folta e ricciuta chioma di capelli.
Nella
capigliatura assomigliava alla giovane maestra d'inglese:
era
molto divertente seguire le sue perigliose indagini
(l’inglese
“cat” in “scatole” è un magico inganno: infatti
aiutava
l’investigatrice un cane, non un gatto, nicknameri
“condanne
magisteri”) che
si snodavano in dialoghi illustrati.
Il
“re” in “brevi” e “chiacchiere”esprime le interrogazioni
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tetri
versazuccheri
bianchi
cibi
faggi
aperti
querce
pinoli
di
cannocchiali
-Mia
madre (“querce”) ed io
eravamo solite ricevere, durante
l'inverno,
la telefonata dei coniugi Denti, due persone anziane
che
avevamo conosciuto al mare (“pinoli” contiene “Noli”,
una
località balneare in provincia di Savona). Erano così
magri
e ossuti che sembravano provenire dall'oltretomba
(le
“zucche” di Halloween in “versazuccheri”): a cena
chiedevano
spesso solo una tazza di tè (“tè ” in “tetri”).
Il
marito, oltre a saper costruire uccellini di carta (avevano un
meccanismo
per cui, tirando la coda, muovevano le
ali, “ali”
in
“cannocchiali”), possedeva un potente cannocchiale e si
divertiva
a osservare i passanti dal balcone della camera...
Mi
capitava di salutarlo fra la folla che assediava l'ingresso
delle
spiagge.“Faggi aperti” intende i due (l’idea di copp ia
per
esprimere
i coniugi Denti) incisivi di mio padre fra cui era
visibile
una fessura a occhio nudo. Quando una sera telefonò
la
signora Denti, a mio padre che mi chiese di chi si trattasse,
mimai
i miei dentini da latte e lui, ridendo per l'ingegnosa
reazione,
riprodusse il mio gesto alla mamma. “Bianchi cibi”
intende
una gaffe telefonica: per far capire a mamma che era
al
telefono la maestra Bianchi, aggiunsi l'espressione “è quella
che
fuma”. Subito mio padre mi redarguì dicendomi che era
come
dire un
“è quella che va in bicicletta (“bici” in “cibi”)
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sangue
pittieri
specchio
di panda
proverbi
vigna
faggio
d’accusa
dottrina
accesa
-Le
mie due (“bi” di “proverbi”) nonne, soprattutto
quella
paterna,
detenevano un notevole patrimonio di proverbi,
superstizioni,
leggende e profezie... Ad esempio “sangue
pittieri”
rievoca l'origine del pettirosso e la leggenda secondo
cui
si bagnò il petto del sangue di Cristo per aver beccato la sua
corona
di spine... “Specchio di panda” ha un riferimento alla
sorella
di mia nonna paterna, di nome Antonia (come il
“panda”),
prematuramente scomparsa a soli sedici anni.
Il
suo decesso era stato preannunciato da parecchi segni (canto
di
gallina, crisantemo sbocciato in primavera...) in cui mia
nonna,
nel corso della sua esistenza, aveva imparato a dare
ascolto.“Ho
le prove”: diceva a mio padre che le mostrava
notevole
scetticismo (“faggio d'accusa”) rimproverandole pure
il
cornino portafortuna che portava al collo ! Allora lei
raccontava
della scomparsa di sua mamma preannunciata
da
uno specchio rotto... Anche i “proverbi dei vecchi” erano
preziosi
per mia nonna: ad esempio fornivano indicazioni sulla
vendemmia
e sulle fasi lunari da monitorare... Anche in questo
caso
le critiche di mio padre erano aspre. Nonna Esterina,
detta
“Ina” (in “dottrina”), aveva il cruccio di non darmi
diciassette
albicocche da portare a casa, ma diciotto
o
sedici... Anch'io mi fabbricai la mia superstizione:
consisteva
nell'accendere (“a ccesa”) e spegnere le luci di casa