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faggi
dattiliferi
divini
angeli
canali
pendoli
dollari
inganni
frassini
enormi
-In
via Dante (“divini”) era situato un negozio di orologi:
in
occasione del compleanno di mia cugina (“frassini”), mio
padre
(“faggi”) era andato in quel negozio per comprarle uno
Swatch
e io, per scherzare, gli avevo chiesto di comprarne uno
anche
a me; detto fatto, papà ne comprò due, quasi si trattasse
di
insignificanti cioccolatini ! In effetti la mania degli swatch
contagiava
tutti, a cominciare da Fausto (“canali”) che, con
la
stessa sconvolgente leggerezza, me ne regalò uno prima di
uscire
da scuola ! Angela (“angeli”) mi chiese di scambiarle
uno
swatch con un orologio da appendere (“pendoli”) al collo,
forse
trovato all'interno dei detersivi. Io, naturalmente, accettai
e
le ricambiai l’ingannevole favore spacciando per swatch
originale
un plasticone pescato alle giostre da papà
all'attrazione
“mani acchiappatutto” (“faggi dattiliferi”).
Il
cinturino di quell'orologio ostentava la fantasia delle
banconote
americane, i dollari.
“Frassini enormi” intende lo
Swatch
a muro di mia cugina: un metro e mezzo di cinturino che
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squadre
paperi
pasqua
giuliva
lunga
diatriba
pesto
cucchiai
milan
prozii
-Al
ritorno da Messa mia madre ed io ci divertivamo a sfogliare
le
patinate riviste dell'edicola a pochi passi dalla Chiesa.
L'edicolante
era un milanista accanito, proprio come mio zio
(“giuliva”)
e, nel farmi pagare la rivista “Squadra mia”
dedicata
all'Inter, non mi risparmiava qualche sarcastico
(e
pungente, “ape” in “paperi”) commento del tipo “non so
proprio
come fai a comprarla !”.“Squadre paperi” indica le
mascotte
della rivista, simpatici paperotti con le casacche delle
squadre
di calcio. Di solito scoppiava una lunga diatriba fra
l'edicolante
e altri clienti di diversa fede calcistica.
Per
magica associazione, viene citata anche la zia, per me
prozia,
Pasqua (“pasqua”) dal momento che suo marito, lo zio
di
mia mamma, simpatizzava per il Milan e non si perdeva mai
una
partita rossonera (aveva pure l'abitudine di segnare i
risultati
delle partite su appositi libricini del campionato,
omaggiati
da alcune edicole).“Cucchiai” intende sia il
calcistico
tiro a cucchiaio sia l'immagine del cucchiaio mentre
sprofonda,
a mo' di sabbia mobile, nel barattolo di pesto: la zia
ci
aveva invitato a pranzo da lei. Inoltre, a Carnevale, era
praticato
(da Stefano, “re” in “squadre”, ad esempio) un
curioso
diversivo: occorreva trasportare, senza farla cadere,
una
pallina da calcetto (più pesante di quella da ping pong,
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acari
magazzinieri
tivù
residui
dolenti
agghindi
proba
truffa
vera
giraffa
-Si
chiamava “La Giraffa” la giocheria del signor Provera:
il
cognome del gestore si ricava da “proba” e “vera”. “Dolenti
agghindi”
indica le vetrine delle agghindate bambole (“doll” in
inglese)
con occhiali (“lenti” in “dolenti”) biforcuti, un vero
tasto
dolente per la sottoscritta, più dedita ai giocattoli
maschili.
In occasione del periodo pasquale, la Giraffa
aveva
escogitato di inserire, all'interno di sgargianti gusci in
plastica,
una bella dose di giochi invenduti da tempo, i classici
residui
(“robaccia”, “roba” in “proba”) di magazzino (l’acaro
della
polvere esprime i polverosi magazzini). La tecnica
truffaldina
aveva fatto leva su una moda allora molto sentita,
quella
del “Pasqualone”, un uovo pieno di giocattoli
desideratissimi
il cui spot televisivo incrementava a dismisura le
richieste.
Anche se Stefano (“re” in “residui”) ed io sapevamo
che
i Giraffoni erano solo un'imitazione dei Pasqualoni,
insistevamo
lo stesso per farceli comprare: era, da una parte,
troppo
divertente esclamare i petulanti “è un tarocco !”,“è un
tarocco
!” e, dall'altra, era possibile, con gli stessi soldi del
Pasqualone,
acquistare ben due Giraffoni… Infatti “acari”
indica
anche il contrario di “caro” per magica formula “alfa
privativa”.
Maga (“maga” in “magazzinieri”) Nicknameri si
gira
(“giraffa”) verso di me e, notando nella sottoscritta, già
abbastanza
spazientita (“uffa” in “truffa”), una gran sete di
verità,
mi
costringe a bere dell’acqua (l’acqua Vera, “vera”).
Allora,
placata la mia sete,
lascia proseguire l’agone.
Praticando
la meditazione molto di frequente, quasi tutti i
concorrenti
riuscivano a farmi scendere rapidamente a livelli
profondi
di trance, sebbene non fossi per nulla addestrata
all’abbandono
ipnotico.
Quando le rievocazioni cominciavano