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tacchi
gineri
deroga
franca
divina
penna
viola
purea
tela
azalea
-In
fatto di penne Roberta (“tacchi”) ne sfoggiava un
variegato
assortimento
(l’ape in “divin/a pe/nna” rievoca il nicknameri
“pirati
piliferi”); ne possedeva anche una multipla avente la
prerogativa
di inglobare al suo interno una gamma di colori
dalla
a alla z (“azalea”). Aveva, tuttavia, un difetto oltre
al
pregio
citato: al momento di cambiare colore e scegliere una
tinta
diversa, produceva un ticchettio (“gin/eri”) abbastanza
rumoroso;
dal momento che, praticamente tutta la classe era
stata
contagiata da quella moda, il rumore era diventato a dir
poco
assordante
! E la maestra Franca (“franca”) se ne
rendeva
sempre più conto rimproverando ora l'uno ora l'altro
(“purea”
contiene “re”, ma intende una pluralità di bambini
rimproverati).
La mia penna multifunzione era di colore viola;
al
momento del cambio colore non facevo scattare la levetta,
almeno
per ridurre l'intensità del rumore ed ero stata elogiata
per
questo accorgimento. Anche la maestra Franca aveva
dovuto
cedere al fascino di quelle penne (“deroga franca”):
aveva
comprato, nella cartoleria
di via Dante (“divina”), la
triade
“blu, rosso, nero (“gi/neri”)”, smorzando
l'ostilità
nei
loro confronti. “Tela” sta per l'ultraleggera palla nota
come
“Super
Tele”,
esulando dal discorso precedente...
“Viola
purea” spiega anche l'assurda mania del “re” di
sottolineare
i testi con l'evidenziatore viola: alla fine risultava
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lumi
intraferi
treni
decimetri
villani
attimi
seggi
giulivi
peli
moderni
-“Treni
decimetri” intende i righellini da dieci centimetri in
legno,
proprio come i lignei trenini dell'uovo kinder (i righellini
erano
di Davide: “treni”, infatti, è riferito al mestiere di suo
padre,
ferroviere).“Villani attimi” narra, come il nicknameri
“guasta
mestieri”, l'abuso della parola “attimo” (commesso da
Stefano,
“re” in “treni”, ad esempio) biasimato dalla maestra
Villa.
“Seggi giulivi” indica la sedia in stile moderno di mio zio,
un
vero patito di arte contemporanea. Quella sedia aveva un
design
troppo rivoluzionario per l'epoca: anche se lo zio
predicava
la sua indiscutibile comodità, avevo il timore di
sedermici
sopra ! L'ultima sillaba di “seggi” e la prima di
“giulivi”,
insieme, formano “Gigi”, l'appellativo con cui i miei
(tre,
“tre” in “treni”) cugini
chiamavano mio padre che, per
loro,
era appunto lo “zio Gigi”. All'inizio credevo si trattasse
di
un diminutivo temporaneo per agevolare i più piccoli al
cospetto
del proibitivo “Pierluigi”: io stessa avevo semplificato
l’ostica
“Esterina” nell’accessibile “Ina” su licenza della
nonna...
Al contrario notai l'impiego di “Gigi” anche da parte
di
mia cugina più grande (più alta, “cime” in “decimetri”:
infatti
quasi quindici anni la separavano dal cugino più
piccolo).“Peli”
sta sempre per “pile” e indica sia
le batterie
che
lo zio mi regalava durante le feste (erano utili, almeno:
questa
la sua giustificazione) sia le torcette portatili (“lumi
intraferi”:
in molti casi erano allegate alle maxi confezioni
di
pile) che mio nonno usava nei suoi notturni spostamenti
in
bagno...-
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greci
betteri
morbidi
corpi
pieni
di microbi
flaccide
spade
grinze
di ring
-Fra
i nostri guerrieri giocattolo c'erano i campioni del
wrestling
e i corsari realizzati dalla “Soma” (“corpi” intende
il
significato italiano del greco nome della ditta). La resa
anatomica
era così poco curata che i famosi pugili (“ring”)
sembravano,
in realtà, goffi anziani grinzosi ! I corsari di
Stefano
(“re ” in “greci”) non andavano meglio (“betteri”
indica
il “better” inglese): erano caratterizzati da spade (che
le
Suore, “pie”
in “pieni”, vietavano a Carnevale, nicknameri
“ragni
budrieri”) di gomma così flaccide da piegarsi in modo
davvero
osceno ! “Pieni di microbi” intende i balocchi dello
studio
del pediatra, il dottor Salvi: il fatto che altri bambini li
toccassero,
avendo delle patologie (“morbi” in “morbidi”),
induceva
mia mamma a non chiederli al medico. Io ribadivo
il
desiderio di portarne a casa qualcuno, ma lei ribatteva:
“Sono
pieni di microbi !” (nicknameri “mari psocotteri”).
Quest'ultima
affermazione esprime pure il fatto che,
continuando
a sbatterli in terra, alla fine quei pupazzetti
in
morbida gomma risultavano inguardabili (“orbi” in
“morbidi”),
avevano quindi un aspetto disastroso
(tumefatto,“ade”
in “spade”) !-
“Fate
silenzio: ora sospenderemo la competizione perché
maga
Nicknameri e l'indovino Limerick stanno per
scambiarsi
gli anelli (l'inglese “ring”), giurandosi amore
(mediante
appositi filtri d'amore, ampolle e boccette del
tutto
simili ai filtri di nicknameri, in genere creati dagli
sposi)
eterno (più che eterno, la promessa
più
difficile per i maghi è quella di un amore
“umano”
ovvero misterioso, vulnerabile e
soggetto
alle forze della natura, tutte cose
che
i maghi arrivano a sognare, essendo, al contrario,
provvisti
di forze tali da riuscire a prevedere
il
corso degli eventi…
Quindi
si verifica questo paradosso: il mistero, un
privilegio
che spesso gli umani non si accorgono di
detenere,
per loro, è il dono più bello, ma anche più
chimerico
dal momento che non possono sottrarsi ai
loro
innati poteri che si perpetrano da millenarie unioni
magiche...). Ecco, allora, che voi lettori siete invitati ad
associare a un filtro un mistero di cui siete a
conoscenza, o protagonisti diretti. Sarà il miglior
presente di nozze che potrete mai fare a dei maghi !
Le
nozze fra maghi osservano il seguente cliché:
si
comincia con un rinfresco a base di frutta dolce,
nicknameri
“sorpassi fruttiferi”, in cui si assiste al bacio,
nicknameri
“baci alpieri”, degli sposi, poi il propiziatorio
lancio
del riso e, verso la fine, lo scambio degli anelli
magici…”