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divini
profumieri
faggi
argenti
giulivi
imberbi
peli
chiome
querce
pistole
-Mia
nonna materna, in fatto di regali, seguiva un preciso,
collaudato
cliché che, a lungo andare, si rivelò prevedibile.
“Divini
profumieri” intende la profumeria di via Dante: era
gestita
dalla mamma (“querce”) di Nicola, un mio compagno
di
basket (“pistole” esprime lo sfottò “Nicola... Pistola !”
presente
nel nicknameri “laconici pistoleri”). Mia nonna aveva
l'abitudine
di acquistare in quella profumeria i dopobarba da
regalare
a suo figlio, ovvero mio zio e a mio padre (“faggi”,
“giulivi
imberbi”: di barba ne avevano, questo nicknameri
voleva
confondermi,
ma non ce l'ha fatta !). “Chiome ” esprime
le
orribili (per la sottoscritta) bambole porta-shampoo la cui
testa,
a mo’ di tappo, ostentava lunghissime chiome alla Barbie:
mia
nonna me le regalava, convinta che mi piacessero.
“Argenti”
indica le
sfiziose argenterie che regalava alla festa
della
mamma a sua figlia facendole però credere che fosse tutta
opera
mia. “Argenti” intende pure i lingotti d'argento che lo zio
mi
regalava in occasioni solenni; inutile dire la mia desolazione
nel
ritrovarmi faccia a faccia con gli insignificanti mattoncini...
Inoltre
era solito regalarmi valanghe di pile (“pile” da “peli”):
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faggi
barellieri
estivo
sorcio
agreste
topico
acqua
causa
bue
effetto
-Nel
vasto immaginario di filastrocche imparate alla scuola
materna,
impossibile tralasciare la “Fiera dell'Est”.“Est” è
contenuto
in “estivo e “agreste”; il protagonista di quel vero
e
proprio scioglilingua era un topo (“sorcio”, “topico”).
“Alla
fiera dell'Est, per due soldi, un topolino mio padre
(“faggi”)
comprò...”: come per molte altre filastrocche, era
notevole
(“topico ”) lo sforzo mnemonico che i bambini
dovevano
compiere al fine di ricordare, in logica successione,
tutti
i passaggi che queste elaboravano. In particolare la
“Fiera
dell'Est” faceva leva su rapporti di causa -effetto
in
virtù dei quali subentravano animali (come il “bue”) ed
elementi
(come l'“acqua”) a rendere ancora più ingarbugliata,
a
ogni strofa, la trama di
quella filastrocca.“Barellieri”
intende
lo “sbarellare” della testa di Stefano (“re” in
“agreste”)
nel memorizzare, senza incepparsi, i contorti
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tocchi
panieri
nippon
cachi
morte
scandalo
zampe
reset
calze
sandalo
-Il
fenomeno “Tamagotchi”, nato in Giappone (“nippon”),
spopolò
pure da noi, nonostante qualche sostanziale modifica
apportata,
ad esempio, dopo lo scandalo della “morte virtuale”
che
aveva fatto disperare non pochi bambini. I nostri
tamagotchi,
infatti,
possedevano il tasto “reset” con cui far
risuscitare,
infinite volte, il virtuale animaletto. In origine
questa
modalità non era prevista aggravando la responsabilità
che
i bambini dovevano dimostrare nel prendersi cura del
cucciolo.
Il tasto “reset” era
situato, nel tamagotchi a forma di
cane
(lo schermo occupava gran parte del corpo) che Stefano
(“re”
in “reset”) ed io possedevamo, fra le zampe. “Cachi”
indica
la “cacca virtuale”, una rivoluzionaria trovata. “Calze
sandalo”
esprime
le, insopportabili a
vedersi (“occhi” in
“tocchi”),
calzine bianche indossate con i sandali bucherellati
(nicknameri
“strappi sciaveri”).“Tocchi panieri” intende sia
il
monito di Suor Lorenzina “prendete quello che toccate !”
al
passaggio della cesta del pane sia i “tocchi” del
pallone
previsti
a gioco fermo (calcio d'inizio o di punizione): era
divertente
vedere (“occhi” in “tocchi”) gli avversari irrequieti
spazientirsi
facendo delle finte e pretendendo ogni volta