martedì 12 giugno 2018

27-29

~27~
querce stateri

diametri vette
funi di cappe
giovani febbri
d’igiene tubi

corsari teschi
aurei impudenti
 
-Un passatempo molto in voga durante la vacanza estiva
(“estate” in “querc/e state/ri”) in montagna (“vette”) che
interruppi causa febbre erano i Fun Caps (“funi di cappe”):
si trattava di dischetti circolari dal diametro di appena cinque
centimetri illustranti personaggi dei cartoni. Il corsaro
Paperino, ad esempio, era un dischetto introvabile e, per averlo,
si era disposti a cederne un intero tubo ! Quest'ultimo era uno
sfizioso contenitore da agganciare ai pantaloni; senza troppe
e costose sofisticherie, era possibile fabbricarsene a dismisura
adottando i tubi cilindrici dei rotoli della carta igienica, avendo
l'accortezza di decorarli con figurine e smile... Anche i teschi
dal dente (“impudenti” contiene “denti”) d'oro erano frequenti
raffigurazioni (per nulla smielate come quelle di “Roselline”,
rosa” da “orsa” in “corsari”: il nicknameri “querce
puntungheri” approfondirà ciò) in serie di altri famosi dischetti,
i Pog. S'improvvisavano ovunque tornei di pog e il bello era
capovolgerli con i kini, dischetti rigidi in plastica dura (Stefano,
re” in “aurei”, ne aveva uno infallibile in scaramanzia !).
Avevo perso parecchi pog nelle gare e mia madre (“querce”),
venendo a trovarmi, aveva fatto rifornimento di bustine e di...
Lassativi ! Le supposte di Giovanna (“giovani”), la cuoca,
facevano troppa paura !-
 
 
~28~
sfregi canattieri
 
indici silenzi
serafici gessi
truffa di sedie
gelati falchi

-Tra scuola materna e doposcuola, alla fine del decennio,
sapevo un notevole repertorio di giochi, filastrocche e
intrattenimenti collettivi... Il gioco del silenzio, ad esempio,
prevedeva di chiamare, al centro del salone, un bambino alla
volta indicandolo col dito indice. Il gioco del gessetto di
nascondere il gessetto (sfregandolo, “sfregi”, sulla lavagna,
produceva fastidiosissimi scricchiolii) nelle mani del bambino
prescelto celando il nome di quest'ultimo a chi avrebbe dovuto
indovinare. Il gioco delle sedie coinvolgeva anche la musica
avendo, come scopo, quello di non rimanere in piedi allo stop
musicale: era consigliabile evitare di allontanarsi troppo
dalle sedie, essendo queste ultime conteggiate in maniera
tale da eliminare sempre qualcuno. Naturalmente era
obbligatorio ballare e muoversi per non essere accusati di
truffa... Alla maestra Loredana (“falchi” per il cognome
Falcone”) piaceva il gioco del cane (“canattieri”, “re ” in
sfregi” per il cane di Stefano, nicknameri “giulivi sestieri”)
dormiente: era necessario sottrarre l'osso (un oggetto
concordato all'inizio) senza svegliare il “cane”, ossia il
bambino accucciato per terra a occhi chiusi. Infine le
barzellette (“gelati” perché erano stampate sui ricoperti)
entusiasmavano la direttrice del doposcuola, Suor Elisa
(“serafici” per i suoi modi d’agire: “cana”, in “canattieri”,
indica il suo miracolo preferito, oggetto delle famose 
nozze di Cana).-
 
 
~29~
tedeschi aquiliferi

giaguaro nigeriano
orgoglio di milano
dribbling di vocali
a e o dotti animali
 
turche speranze
di panda, anguille
e super draghi
 
-Il famoso calciatore nigeriano George Weah è il “giaguaro,
orgoglio di Milano”: infatti giocava nel Milan. Il suo nome
era ingenuamente scritto “Uea” accostando un “dribbling
di vocali” italiane che ancora poco si amalgamavano con le
lettere straniere... Sempre in tema di vocali, interviene una nota
catena di Supermercati (“super” in “super draghi”), l'A&O che,
in allegato ai punti, intese promuovere un didattico album sugli
animali. Il nicknameri prosegue enumerando le variegate
squadre tifate dai rispettivi esponenti del doposcuola: ad
esempio Stefano Turco (“tur che”) era tifosissimo del Torino,
la maestra Sperandio (“speranze”) della Fiorentina (la “o ”
di “orgoglio” richiama l'inno “Oh, Fiorentina !”), Antonio
(“panda”) del Milan e Ricky (“anguille”) della Juventus.
Poteva mancare l'Inter ? Ci pensava Iacopo (“draghi”)
a tifarla... Al presente mosaico calcistico occorre ancora
aggiungere la squadra di Gianluca Tedesco, la magica Roma
che intrattiene, nella formula “tedeschi aquiliferi”, un derby:
infatti l'aquila è la mascotte del club laziale. E' possibile
scoprire anche la mia collocazione calcistica: “orgoglio”,
infatti, contiene “io” che, fino a dieci anni circa, fui milanista
come mio padre, poi divenni interista come mia madre,
rimanendo sempre fedele alla città milanese (“orgogl/io
di milano”).-