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fili
passeri
vacche
faggi
specchi
infranti
fronde
schiaffi
d’occhi
inganni
-Prima
di raggiungere il paese di papà (“faggi”),
attraversavamo
un fitto viale alberato denominato “Strada
della
Vacca”: questa fungeva da scorciatoia nei confronti
della
strada principale. Quell'insolito tracciato, che si
chiamava
così per l'avvicendarsi di cascine dedite al bestiame,
era
talmente stretto che, al sopraggiungere di un veicolo
proveniente
dal senso inverso, occorreva accostare e farlo
passare.
Era accaduto, durante una manovra troppo frettolosa,
che
mio padre e l'altro conducente si fossero ritrovati con uno
specchietto
laterale in frantumi. Del resto mio papà non voleva
saperne
di moderare la velocità lungo quel viale e, infatti,
prendeva
a schiaffi le fronde sporgenti degli alberi: quella
strada
mi appariva così stretta da temere non riuscisse a
contenere
tutta la macchina di papà, ma si trattava soltanto
di
un inganno visivo (“d 'occhi inganni”).“Fili passeri” indica
la
volta in cui investimmo un passerotto;“fili” intende sia il
famoso
detto “la vita appesa a un filo” sia “passeri necrofili”,
quindi
amici della morte. Erano, infatti, incuranti delle poche,
ma
fatali macchine i cui conducenti, come mio padre,
sbottavano:
“Non devono stare lì, hanno a disposizione
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querce
eubatteri
stracci
d’erbe
porci
perle
molle
speranze
gole
sorelle
-Le
protagoniste
di questo nicknameri sono due sorelle: “gole”
(oltre
ai “lego”, in “gole”, di Stefano, “re” in “sorelle”)
esprime
il fatto che ambedue fossero obese e quindi dedite ai
peccati
di gola. La prima aveva un negozio di fiori, la seconda
provò
a gestire un'erboristeria che tuttavia non funzionò come
l'altra
attività alla quale finì per dedicarsi pure lei. La mamma
(“querce”:
“eubatteri” intende il motto “non fiori, ma opere di
bene”,“eu”
per pozione greca, su cui batteva molto, rifiutando
piante
e omaggi
floreali in genere) e una sua amica (“stracci”)
conoscevano
bene la fioraia anche perché erano solite
rivolgersi
a lei in tempo di regali. La fioraia aveva a
disposizione
curiose mollette in miniatura per tenere fermi
i
bigliettini augurali alle sue composizioni; utilizzai quelle
mollettine
per una finalità ancora più curiosa: bloccare le foglie
d'insalata
alla gabbietta dei canarini ! “Molle” esprime pure
quelle
multicolore da usare come yo-yo che la maestra
Sperandio
(“speranze”) regalò a tutta la classe
per la fine della
scuola.
“Porci perle” esprime, oltre alle sorelle (le perle viste
come
elementi decorativi della sfera femminile) obese, il noto
proverbio
italiano riferito alla fioraia: quest'ultima aveva un
estro
creativo tale che solo pochi clienti sapevano
apprezzare.
Per questo sognava di lavorare a dei progetti
~175~
svegli
giardinieri
corso
orario
serpe
sonaglio
divine
chiome
casi
o parole
-Nei
pressi dei giardini (di
piazza Genova, nicknameri “scimmie
boleri”)
e del cinema “Corso” di via Dante (“divine”), era
situato
un negozio di sveglie e orologi gestito da una coppia di
coniugi.
Il marito, molto loquace (“parole”), era solito
lamentarsi
della sua cronica insonnia: aveva elogiato la mia età
di
allora nella convinta teoria che fosse l'unica fase della vita in
cui
si possono trascorrere momenti di sonno davvero tranquillo,
probabilmente
per l'assenza di responsabilità e problemi in
genere...“Svegli
giardinieri” intende “l'essere già svegli”,
inutile
precisarlo, atteggiamento degli insonni. “Chiome”
esprime
la capigliatura “alla Mannoia” della moglie: essendo
meno
esperta a livello tecnico del marito, partecipava solo alla
fase
del pagamento lasciando il compito persuasivo al coniuge.
In
quel negozio acquistai l'alter-ego dello Swatch, l'orologio
“Casio”
(“casi o parole”); ne esistevano tante versioni, io mi
accontentai
di quella con meno funzioni, ma il mio compagno
di
classe Matteo (“serpe”) aveva al polso un modello
sofisticatissimo
con fusi orari, lucina interna, calcolatrice e
bip
sonoro (“sonaglio”) che annunciava l'inizio dell'ora:
aveva
sincronizzato il suo orologio con la campanella della