martedì 12 giugno 2018

38-40

~38~
ghigni igniferi

sventura propizia
empirica torcia
risucchi di mare
biplani canale

-“Ghigni igniferi” intende un ilare sfottò messo a punto da
Nicolò (“mare”) che si diffuse rapidamente in tutta la classe.
Esso prevedeva, ad ogni minimo smacco di qualcuno, un brutto
voto oppure una caduta, di sogghignare in un beffardo “gnè
gnè”. Ecco, quindi, che il “gnè gnè” coronava una situazione
già abbastanza fallimentare, era una specie di “ti sta bene” che
andava a punzecchiare, in modo sadico, lo sventurato di turno.
Quest'ultimo, tuttavia, avrebbe potuto, o meglio, dovuto
ricambiare il “gnè gnè” alla prossima occasione... “Empirica
torcia” richiama l'abitudine di mio nonno (“empirica ” allude
agli anziani in generale, dotati di notevole esperienza,
appannaggio di chi vive a lungo) di girare in casa munito
di piccola torcia, davvero propizia durante la notte...“Biplani
canale” esprime un altro episodio: Fausto (“canale”) mi aveva
scambiato a scuola un enorme biplano giocattolo (quello degli
Sbullonati”, nicknameri “nembi planderi”, che piacevano una
cifra a Stefano, “re” in “mare”). Avevo chiesto a Nicolò, che
mangiava a casa, di tenermelo durante la fase di rientro
ottenendo, come risultato, una secca predica di sua madre
(“risucchi di mare”).-


~39~
ulcere palmieri

bionda anguilla
piccola azzurra
triplice ellisse
morose mischie

-Quando occorreva, ad esempio, scegliere fra tanti, il primo
a cominciare un gioco, invece di sorteggiare, era praticato una
specie di “pari o dispari” allargato, la “Miscela”. Alzando
una mano fino alla nuca, ne veniva calato il palmo (“palmieri”)
in modo da palesare uno dei due versi a disposizione. Era il
palmo vincente quello che riusciva a distinguersi nel verso.
Ovviamente, fra soli tre partecipanti (“triplice ”), era facile
stabilire il vincitore di miscela. Al contrario, fra più di tre,
risultava statisticamente arduo trovare subito il solo a
calare il differente verso della mano. Il gruppo (“mischie”)
si disponeva in cerchio (“ellisse”) e vociava all'unisono la
parola “Miscela” sillabandola in questo modo: “Miiii sceeeee
laaaaa !!!”. A tale proposito, Ricky (“anguilla”) aveva deciso
di impiegare il nome della sua morosa, Michela (“ulcere”:
essendo omonima della maestra Michela, subentrata alla
maestra Orsini, “orse” da “rose” in “morose”, si sarebbe
dovuto usare il nickname “napoleone”; dal momento che
quest'ultimo non è sempre magico da usare, è stato scelto,
in alternativa, il malessere di cui soffriva il famoso generale
francese), una bionda bambina della classe di Azzurra
(“piccola azzurra”: la fiamma di Stefano, “re” in “ulcere”,
era, infatti, più giovane di quella del nicknameri “ragni
budrieri”). Sosteneva che dire “Michela” al posto di “miscela”
avesse un effetto scaramantico: più che di fortuna si trattava
di furtive (e “morose” in questo senso: tardando qualche
secondo nel calare la mano, riusciva a intercettare le mosse
avversarie e ad agire di conseguenza) occhiate...-


~40~
ilari ilocheri

putto d’articolo
rampa cunicolo
ventiquattro giugno
campanile ghindo

-Quasi ogni mattina Angela (“angelo”, ma anche il sinonimo
putto”) ed io, nell'andare a scuola, avvistavamo una bizzarra
coppia. All'altezza di via Parma (“rampa cunicolo” in cui
rampa” contiene “Parma”) le sagome dei due coniugi, da
lontano, incarnavano alla perfezione il profilo dell'articolo “il”
(“il/ari il/ocheri”) ! Infatti l'esagerata statura (in gran parte
dovuta alle gambe, l’inglese “leg” in campani/le g/hindo” o la
pronuncia “legghy”, dalle gambe lunghe) di lui insidiava
ancora di più la scarsissima altezza di lei... Inoltre “campanile”
esprime sia lo spilungone sia il campanile del Duomo cittadino,
situato a circa metà di via Parma. Mentre quest'ultimo si rifà
all'altezza spropositata di lui, “giugno” sta per “giù ”,
indicando perciò la bassezza (si usa dire “giù da basso”) di lei.
L'uomo ostentava, con fiera disinvoltura, una valigetta
ventiquattrore (“ventiquattro”) mentre la donna,
agghindatissima (“ghindo”), si truccava alla massima potenza.
L'idea di coppia fa leva sull'accostamento giorno-mese
(“ventiquattro giugno”), la cui cadenza scontata (dopo il giorno
precedente) esprime quella dei nostri avvistamenti: in effetti
solo un anticipo sfrenato o un’assenza scolastica avrebbe
evitato quell’incontro così ilare… Esclamando degli sguaiati
l’articolo il !”, iniziavamo a ridere come due oche 
(“oche” in ilocheri”).-