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remi
embarcaderi
pelli
foglie
cani
barche
gnomi
promiscui
neutri
individui
-Fra
la miriade di sorprese
(“foglie”) kinder, erano in auge
strane
creature caratterizzate da doppia identità: a seconda
di
come le si guardava, ad esempio coricandole verso il basso
oppure
girandole in altri modi, infatti, era possibile individuare
metamorfosi
in pellicani (“pelli”, “cani”), imbarcazioni e
veicoli
di trasporto vari... Nella prima citata, ad esempio,
il
becco del pellicano faceva, allo stesso tempo, da cappuccio
di
uno gnomo. “Neutri individui” indica sia le strane creature
totem
che spesso quelle metamorfosi generavano, sia i generi
grammaticali
(dei nomi,“nomi” in “gnomi”) “neutro” e
“promiscuo”
studiati in quel periodo...“Remi” intende riferirsi
al
fratello dell'anguilla: nel nicknameri “triangoli stranieri”,
infatti,
la parola “remolo” aveva indicato la coppia
di fratelli,
importanti
per il doposcuola come Romolo e Remo nei
confronti
di Roma. Anche il fratello collezionava sorprese
kinder,
ma la raccolta che stupiva tutti, proprio come le doppie
identità,
era quella delle lattine (edizioni rare, che non
veicolavano
nei bar,“bar” in “barche ”) di Co ca Cola ancora
piene.“Remi”
contiene anche “re” per il suo cane (“cani”)
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squarci
bulbotuberi
lucido
faggio
inerte
esempio
catrami
dondoli
umani
svincoli
-Di
pomeriggio, durante l'estate, ero solita allenarmi un po' nel
basket,
i gatti (“catrami” contiene l'inglese “cat” più “rami”,
i
prolungamenti delle piante e quindi i figli/bambini di cui mi
divertivo
ad assumere le fittizie sembianze simulando varie
partite)
mi facevano da tifoseria... Alla fine dell'allenamento,
per
smaltire il sudore, ero abituata a riposarmi un po' sul
dondolo.
Uno di quei pomeriggi capitò una cosa stranissima:
nel
togliermi le roventi scarpe da ginnastica e nel lanciarle alla
rinfusa,
avevo
preso in pieno una lucertola (“lucido”).
Ovviamente
l'avevo uccisa sul colpo e mio padre (“faggio”),
sbalordito
per l'insolito accaduto, mi mostrò l'inerte cadaverino.
“Squarci”
intende l'empio (“empio” in “esempio”)
atteggiamento
che il cane maremmano mostrava a mia mamma
(“squarci”,
infatti, sta per “quercia arrabbiata”): non avendola
quasi
mai vista (“luci” in “lucido ”, nicknameri “gnomi
cheliceri”),
la riteneva una perfetta sconosciuta...“Umani”
indica
i “maremmani”; anch'io tenevo un comportamento
empio:
non riuscivo a non correre in presenza dei cani
e
questi, accorgendosi della mia paura, davano il via
all'inseguimento
! Un pomeriggio depistai il maremmano degli
zii
sfruttando uno degli svincoli offerti dal giardino. In fondo
a
un corridoio lungo e stretto mi spinsi subito sulla destra, ma
il
maremmano proseguì la sua folle corsa all'impazzata: avendo
messo
in pratica l’espediente di un film (proiettato dalle Suore,
“pio”
in “esempio”), ero riuscita a seminarlo
(“bulbotuberi”)...-
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dotti
nicheliferi
spettri
speranze
d’ulcere
copie
rigida
anguilla
tragica
svista
-La
maestra Michela (“d'ulcere”) aveva previsto, oltre al libro
di
testo, un raccoglitore ove sistemare le sue innumerevoli
fotocopie
(“copie”; “foto”, ovvero “luce ” per magia
greca, si
ricava
da “speranze”: essendo la maestra Sperandio dotata
di
una vista assai debole, era solita chiedere di accendere la
luce
anche quando era già accesa...) di storia che spesso
delegava
a qualche genitore con una fotocopiatrice di cui
disporre.
“Spettri” intende i sottili fogli trasparenti in cui
riporre
le fotocopie: erano provvisti di appositi fori in modo
tale
da essere sistemati nei raccoglitori ad anelli. Ricky
(“anguilla”)
era stato elogiato dalla maestra di storia, oltre
che
per la scheda telefonica di Napoleone (da cui il nickname),
anche
per i suoi “fantasmini” (“spettri”, come sono chiamati
in
gergo): a differenza di quelli inconsistenti dei pacchi formato
convenienza,
Ricky ne acquistava un tipo molto più rigido e
costoso...
“Speranze” è da collegare a “tragica svista”: dopo
essermi
trasferita nella classe della maestra Sperandio
(“speranze”)
ero riuscita a smascherare una sua svista di
calcolo
e lei si era complimentata con la sottoscritta sotto lo
sguardo
basito di Davide. Dalle Suore
(“pie” in “copie”) ero
abituata
a gestire i compiti autonomamente; da lei, invece,
i
problemi di matematica erano svolti “in società”. Allora
le
gemelle, convinte del fatto che in quella maniera non si
imparasse
nulla (“dotti nicheliferi”), rifiutarono
di trasferirsi
nella
sua classe. “Svista” anche per il drammatico racconto
di
Davide basato sull'accecamento di un bambino avvenuto
maneggiando
una forchetta mentre era al ristorante: Stefano
(“re”
in “ulcere”) era solito ridere a squarciagola al cospetto