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premi
ramiferi
nero
tatto
unico
ciuccio
grossi
inganni
occhi
dragomanni
-Le
Suore erano solite organizzare pesche benefiche e altre
simili
trovate per finanziare qualche progetto o incrementare
gli
introiti in vista di spese varie... Era molto originale la pesca
di
beneficenza al buio,
in cui l’unico strumento per assegnare
i
premi non era la sorte, bensì il tatto. Spesso i premi più
voluminosi
si rivelavano i più odiosi (“grossi inganni”): per la
verità
anche quelli più piccoli, in molti casi, tradivano l'inutilità.
Ad
esempio, occorreva evitare numerosi ciucci in ceramica,
senz'altro
derivanti dai Battesimi. Il bello di quella trovata era
il
gesto di introdurre la mano dietro il nero sipario e tastare gli
oggetti
per un po'. Naturalmente anche i genitori, portandoci
(“ramiferi”
intende il portare i rami, i figli) al doposcuola,
tentavano
di aggiudicarsi i premi più ghiotti (“ramiferi”
intende
pure le “mani” delle piante). Un pomeriggio Iacopo
evase
la vigilanza delle Suore e riuscì a sbirciare dietro al
misterioso
telo (“occhi dragomanni”) riferendo a Stefano
(“re ” in “premi”) i particolari della sua indagine...-
(“re ” in “premi”) i particolari della sua indagine...-
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lupi
polliniferi
tortore
cucina
frassini
calura
ombra
ciotola
vasi
remora
-La
cucina era spesso meta di mia cugina (“frassini”) che vi
si
rintanava per evitare la calura estiva. Fresca, avvolta nella
penombra,
aveva davvero una funzione edenica anche se il forte
e
inconfondibile tubare delle tortore si avvertiva ugualmente.
Si
rifugiava là a vedere un mucchio di cartoni fra cui “Lupin”
(“lupi”:
ha torto, “torto” in “tortore”, colui che mi giudica un
mago
sbadato perché era trasmesso pure il cartone animato di
“Lupo
Alberto”; tuttavia alcuni nickname evolvono in parole -
chiave
che, come è avvenuto per “lupi+n”, suggellano anche
pozioni
di parole…) e “Pollon” (“polliniferi”) di cui
canticchiava
le sigle... M'invitava a guardarli, intanto riempiva
una
poderosa ciotola di Fonzies, celebri bastoncini al
formaggio;
indirizzando la ciotola alla sottoscritta, tradivo una
piccola
remora iniziale e alla fine cedevo rispondendo con un
“sì,
va (“vasi”), ne mangio qualcuno”. Anche Stefano (“re” in
“tortore”
e “remora”) seguiva assiduamente la maratona
televisiva
dei cartoni animati (il nicknameri “super poteri”
illustra
il suo cartone preferito che vede protagonisti due
gemelli
cinesi, “cina ” in “cu cina”) in onda al sabato
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baci
crociferi
fiori
stabili
osti
serafici
fiamme
sputi
gesù
avverbi
-“Ba
ci crociferi” intende quelli al crocifisso di carta
che avevo
colorato
con i pennarelli “Stabilo Boss” (“stabili”).
Suor
Elisa (“serafici”), insegnandoci catechismo, offrì
a
ognuno
un libretto con le preghierine della Prima Comunione.
Era
il periodo dei fioretti (“fiori”) in cui si riponeva
grandissima
fiducia.“Fiamme sputi” intende la sconvolgente
storia
dell'ostia (“osti”) sputata, avvenuta durante la Prima
Comunione
dei gemelli (“fiamme ”): infatti questi ultimi
osservarono
il sacramento in un'altra Parrocchia.
“Osti
serafici” indica pure le
ostie sconsacrate delle prove
e
le puntuali raccomandazioni di non masticarle: era
considerato
“empio” il fatto di rompere, masticandolo, il corpo
di
Cristo. “Gesù avverbi” intende un simpatico episodio legato
a
quel periodo “molto religioso”: sfogliando la rivista “Cioè”
(“avverbi”)
che proponeva un quiz sui fidanzati, mio zio notò
che,
alla domanda “come si chiama il tuo fidanzato ?”, avevo
risposto
con un bel “Gesù”. Allora mi ammonì: “E' meglio
che
tu scriva Giulio o Luca, altro che Gesù !”. Il catechismo