~352~
ribes
ciarlieri
cigoli
aerei
barche
cappelli
vangeli
mari di
cadenti
inferni
-La
carta aveva numerosi impieghi ludici, a cominciare dagli
aerei
che Enrico Cigolini (“cigoli”) riusciva a rendere molto
aerodinamici
(Stefano, “re” in “aerei”, mirava agli occhi !)...
Il
modo di giocare con la carta proseguiva con le barchette
di
Angela (“vangeli” contiene “angeli”) e i cappelli da
imbianchino
di Nicolò (“mari”).“Inferni” intende il cartaceo
gioco
meglio noto
come “Inferno-Paradiso”
(“vangeli”,
“inferni”):
in questa occasione era praticato un quiz a risposta
multipla
che, in base alla risposta data, andava ad aprire facce
nascoste
(neppure la CIA, in “ciarlieri”, le avrebbe scoperte !)
di
un prisma colorato.
“Cadenti” indica gli uccellini di carta
che
il signor Denti (“Denti” in “cadenti”: magro e ossuto,
sembrava
provenire dall’oltretomba, “cadenti” contiene “ade”),
durante
le vacanze al mare, mi faceva trovare sul tovagliolo al
ristorante:
erano difficilissimi da realizzare ! All'epoca avevo
appena
iniziato le Elementari: infatti “ribes ciarlieri” intende
l'alfabetiere
(le cui illustrazioni molto curate e simili ai fun
caps,
“cappe” in “cappelli”, catturavano l’attenzione)
cartaceo
appeso in cucina.... Anche a tavola memorizzavo
le
prime
parole, fra cui “ribes”: non sapevamo ancora
scrivere,
proprio come Charlie, una famosa scimmietta
televisiva.-
~353~
tivù
visteri
ricette
frassini
matrone
cloni
di
faggi cacche
cornette
polacche
-La
cucina dei miei zii (“frassini”) iniziava con un
tavolino
su cui erano adagiati il telefono (“cornette”) sul
ripiano
superiore e una mole di riviste (in “visteri”) e ricettari
su
quello inferiore. La tivù era vista pure da un'imperiosa
matriosca
(“matrone cloni”): la peculiarità di queste ultime
consisteva
nell'alloggiare, al loro interno, numerose
riproduzioni
in miniatura con lo scopo di incastrarsi l'una
nell'altra.
Il viaggio in Polonia dei “frassini” suggerì (tanti
i
negativi che immortalavano mia cugina; all’epoca si divertiva
a
fare le corna,“corne/tte”,
nelle foto !) l'acquisto di parecchie
matriosche;
era quella giornalista, tuttavia, a dominare la
cucina,
sia per le notevoli dimensioni (conteneva almeno una
trentina
di cloni) sia per l'azzeccatissima collocazione al
sopraggiungere
dei telegiornali ! “Di faggi cacche ”(errore:
quest’ultima
parola avrebbe un nickname ben preciso; essendo,
tuttavia,
allergica a quei frutti, non li posso neanche
nominare
!) esprime un frequente intercalare di mia zia:
il
suo “va' a cagare” era riuscito a contagiare perfino l’eloquio
di
mio padre (“cornetti”, da “cornette”, evidenzia il simpatico
nomignolo,
forse dialettale, con cui chiamava i fagiolini...)!-
~354~
sani
imbuscheri
rosse
gialle
rotte
sciabole
righe
di zaino
pieno
macello
-“Macello”
sta per “Marcello”, un bambino della nostra
classe,
almeno per i primi tempi: infatti passò in seguito al
tempo
pieno (“pieno macello”). Dal momento che la sua
famiglia
aveva in gestione un caseificio elargiva alla classe
dei
righelli (“righe”:“sciabole” contiene “sci” indicandone
un
design molto originale), da una trentina di centimetri,
sponsorizzanti
una marca di formaggi. Spesso quei righelli
rossi
e gialli, alti quanto gli zaini, arrivavano a casa rotti
poiché
erano usati a mo' di sciabole ! “Sani imbuscheri”
intende
il mettersi le dita nel naso dal momento che “sani”
sta
per “nasi”. Il gesto era stato perfino oggetto di un
tormentone,
quello delle “caccole”, espresso nel nicknameri
“visi
vellutieri”: esso prevedeva di mimare ironicamente le
pulizie
nasali. Si considera pure lo spocchioso comportamento
di
un bambino più grande che, al doposcuola, aveva la
reputazione
del più sgridato dalle Suore (“pie” in “pieno”):
era
capace di mostrare alle sue vittime i fazzoletti dopo
essersi
soffiato il naso ! Infine era diffuso un divertente
giochino
che ruotava attorno al fittizio furto del naso.
Quest'ultimo
veniva prontamente esibito mediante un
sotterfugio:
la punta del pollice era interposta fra
indice
e medio.-