~27~
querce
stateri
diametri vette
funi
di cappe
giovani
febbri
d’igiene
tubi
corsari teschi
aurei
impudenti
-Un
passatempo molto in voga durante la vacanza estiva
(“estate”
in “querc/e state/ri”) in montagna (“vette”) che
interruppi
causa febbre erano i Fun Caps
(“funi di cappe”):
si
trattava di dischetti circolari dal diametro di appena cinque
centimetri
illustranti personaggi dei cartoni. Il corsaro
Paperino,
ad esempio, era un dischetto introvabile e, per averlo,
si
era disposti a cederne un intero tubo ! Quest'ultimo era uno
sfizioso
contenitore da agganciare ai pantaloni; senza troppe
e
costose sofisticherie, era possibile fabbricarsene a dismisura
adottando
i tubi cilindrici dei rotoli della carta igienica, avendo
l'accortezza
di decorarli con figurine e smile... Anche i teschi
dal
dente (“impudenti” contiene “denti”) d'oro erano frequenti
raffigurazioni
(per nulla smielate come quelle di “Roselline”,
“rosa”
da “orsa” in “corsari”: il nicknameri “querce
puntungheri”
approfondirà ciò) in serie di altri famosi
dischetti,
i
Pog. S'improvvisavano ovunque tornei di pog e il bello era
capovolgerli
con i kini, dischetti rigidi in plastica dura (Stefano,
“re”
in “aurei”, ne aveva uno infallibile in scaramanzia !).
Avevo
perso parecchi pog nelle gare e mia madre (“querce”),
venendo
a trovarmi, aveva fatto rifornimento di bustine e di...
Lassativi
! Le supposte di Giovanna (“giovani”), la cuoca,
facevano
troppa paura !-
~28~
sfregi
canattieri
indici
silenzi
serafici
gessi
truffa
di sedie
gelati
falchi
-Tra scuola materna e doposcuola, alla fine del decennio,
sapevo
un notevole repertorio di giochi, filastrocche e
intrattenimenti
collettivi... Il gioco del silenzio, ad esempio,
prevedeva
di chiamare, al centro del salone, un bambino alla
volta
indicandolo col dito indice. Il gioco del gessetto di
nascondere
il gessetto (sfregandolo, “sfregi”, sulla lavagna,
produceva
fastidiosissimi scricchiolii) nelle mani del bambino
prescelto
celando il nome di quest'ultimo a chi avrebbe dovuto
indovinare.
Il gioco delle sedie coinvolgeva anche la musica
avendo,
come scopo, quello di non rimanere in piedi allo stop
musicale:
era consigliabile evitare di allontanarsi troppo
dalle
sedie, essendo queste ultime conteggiate in maniera
tale
da eliminare sempre qualcuno. Naturalmente era
obbligatorio
ballare e muoversi per non essere accusati di
truffa...
Alla maestra Loredana (“falchi” per il cognome
“Falcone”)
piaceva il gioco del cane (“canattieri”, “re ” in
“sfregi”
per il cane di Stefano, nicknameri “giulivi sestieri”)
dormiente:
era necessario sottrarre l'osso (un oggetto
concordato
all'inizio) senza svegliare il “cane”, ossia il
bambino
accucciato per terra a occhi chiusi. Infine le
barzellette
(“gelati” perché erano stampate sui ricoperti)
entusiasmavano
la direttrice del doposcuola, Suor Elisa
(“serafici”
per i suoi modi d’agire: “cana”, in “canattieri”,
indica
il suo miracolo preferito, oggetto delle famose
nozze di Cana).-
~29~
tedeschi
aquiliferi
giaguaro nigeriano
orgoglio
di milano
dribbling
di vocali
a
e o dotti animali
turche
speranze
di
panda, anguille
e
super draghi
-Il
famoso calciatore nigeriano George Weah è il “giaguaro,
orgoglio
di Milano”: infatti giocava nel Milan. Il suo nome
era
ingenuamente scritto “Uea” accostando un “dribbling
di
vocali” italiane
che ancora poco si amalgamavano con le
lettere
straniere... Sempre in tema di vocali, interviene una nota
catena
di Supermercati (“super” in “super draghi”), l'A&O che,
in
allegato ai punti, intese promuovere un didattico album sugli
animali.
Il nicknameri prosegue enumerando le variegate
squadre
tifate dai rispettivi esponenti del doposcuola: ad
esempio
Stefano Turco (“tur che”) era tifosissimo del Torino,
la
maestra Sperandio (“speranze”) della Fiorentina (la “o ”
di
“orgoglio” richiama l'inno “Oh, Fiorentina !”), Antonio
(“panda”)
del Milan e Ricky (“anguille”) della Juventus.
Poteva
mancare l'Inter ? Ci pensava Iacopo (“draghi”)
a
tifarla... Al presente mosaico calcistico occorre ancora
aggiungere
la squadra di Gianluca Tedesco, la magica Roma
che
intrattiene, nella formula “tedeschi aquiliferi”, un derby:
infatti
l'aquila è la mascotte del club laziale. E' possibile
scoprire
anche la mia collocazione calcistica: “orgoglio”,
infatti,
contiene “io” che, fino a dieci anni circa, fui milanista
come
mio padre, poi divenni interista come mia madre,
rimanendo
sempre fedele alla città milanese (“orgogl/io
di milano”).-