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doni
fogliferi
alla
cattedra
di
napoleone
lettere
serie
mete
di plotone
classe
d’anguilla
a
come azzurra
-La
maestra Michela (“napoleone”) insegnava storia e
geografia
nelle sezioni A, B e C. Se il voto meritava, aveva
escogitato
di segnarlo perfino sulla mano a mo' di
tatuaggio
! La sua cattedra diventava subito un'affollatissima
(“plotone”)
meta… Quest'ultima parola, al plurale (“mete”),
esprime
anche le metafore e, in particolare, la sezione A era
stata
paragonata alla serie A di calcio, la nostra, la B, alla B e
la
C alla C... Un’altra trovata riguardava la formulazione dei
giudizi
in forma letterale (le “lettere” erano, quindi, una cosa
seria)
al posto di quella numerica. La valutazione massima, ad
esempio,
veniva indicata con la lettera “A”,
“B” era “buono”,
“C”
“sufficiente”,“E” “gravemente insufficiente” ecc... Quel
sistema
di valutazione durò così poco che ci si riabituò subito
ai
classici voti in numero. Azzurra (“azzurra”) viene citata sia
come
esponente della “classe dei geni”, la sezione
A, sia per
la
presunta cotta avuta per lei da Stefano (“re ” in “lettere”).
“Anguilla”,
al contrario, si rifà agli scambi di sorprese kinder
che
avvenivano sui banchi di scuola al mattino presto: spesso
Ricky
(“anguilla”) si trovava costretto a cedere
i suoi doppi in
cambio
dei fogli protocollo ! In quel periodo circolava la serie
dei
dinosauri (“dino” da “doni” per “Dinos”), impegnati in
uno
scanzonato cantiere edile...-
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lire
solluccheri
di buondì querce
di buondì querce
cucchiai
tovaglie
bruchi
rettili
gusci
angeli
-Mia
madre (“querce”) era così ghiotta di “buondì” da non
poter
far colazione senza la loro superficie zuccherata...
Alla
sottoscritta preparava una soffice ciambella tutta
sezionata
a formare un simpatico bruco che non riuscivo quasi
mai
a finire. Chiazze di miele decoravano spesso la tovaglia:
Angela
(“angeli”), infatti, introduceva nella mia bocca
spalancata
un cucchiaio oltremodo carico di miele e si
lamentava
quando non riusciva a condurre quella manovra
senza
far colare qualche goccia... Ai trambusti della
colazione
era spesso gradita l'apertura di un ovetto kinder:
la
baby-sitter aveva intuito la necessità di impiegare gli stessi
gusci
di plastica per assemblare il corpo della sorpresa in
questione,
una creatura animalesca. Senza il suo intuitivo
contributo,
mia madre ed io avremmo di certo supposto un
errato
confezionamento. “Rettili” intende i coccodrilli kinder,
la
serie di pupazzetti dipinti a mano (nicknameri “rettili
insigniferi”)
in circolazione allora. Prima di uscire (“us ci”
in
“gusci”) di casa per recarsi al lavoro, mia mamma aveva
inventato
un tipico saluto la cui gestualità aveva a che fare con
i
soldi (che chiamava “dindi”, da “buondì”), le lire. Era come
se
volesse ribadire la necessità dello stipendio con cui
comprarmi
giocattoli nuovi che avrebbero di certo sbalordito
(“mandato
in sollucchero”) Stefano (“re” in “lire”
e
“rettili”)..-
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noleggi
graniferi
angeli
squilli
succubi
grigi
complotto
orario
di
pane zaino
-Una
volta
al lavoro verso le otto (“complotto” contiene
“otto”),
mia mamma telefonava a casa per controllare se
eravamo
lì oppure, come Angela (“angeli”) preferiva,
se
eravamo già uscite. La scuola distava solo cinque minuti
e
il portone era aperto alle otto e venti, il che significava la
possibilità
di uscire alle otto e un quarto suonate ! Invece la
succube
marcia in panetteria attendeva puntualmente il mio
zaino,
fonte dei dissapori con mia madre. Era cosa assurda,
a
suo avviso, trascinare lo zaino in lunghi, inutili vagabondaggi,
abitando
così vicino alla scuola… Il complotto con Angela di
non
dire nulla a riguardo crollava dato che mia mamma
telefonava;
anche quello con mia madre di dirle l'ora esatta
delle
nostre uscite dal momento che non sapevo ancora
leggerla...
A me non dispiaceva andare a comprare il pane con
Angela,
anzi, era divertente... E a casa il telefono grigio
(come
la casacca della squadra di calcio cittadina i cui
giocatori
sono chiamati “I
Grigi”)
squillava a più non posso !
L'apparecchio
telefonico era ancora di quelli a noleggio, ossia
si
pagava una quota senza entrarne mai in possesso. I miei
genitori
sostenevano che rate e noleggi di cui gli zii (paterni,
“melograni”,
rateizzato nel “grani” di “graniferi”) erano