~167~
lustre
carceri
rigide
marce
lugubri
piogge
vuoti
pepli
piene
rincorse
-Per
arrivare in refettorio nelle giornate di pioggia
allungavamo
di molto il tragitto: costeggiavamo tutto il cortile
invece
di attraversarlo e passavamo sotto una pensilina
(“pe”
di “pepli”) di rigido plexiglas (“pli” di “pepli”).
Il
tamburellare continuo della pioggia faceva da colonna
sonora,
amplificata dall'attrito con la pensilina, alle nostre
ordinate
marce (“carceri” intende un rimando alle classiche
marce
dei carcerati).“Vuoti”, in contrasto con “piene”,
esprime
il tragitto di andata “doposcuola-mensa”
a stomaco
vuoto,
quello “mensa-doposcuola”
a stomaco pieno.
A
differenza del modo ordinato (con la stessa precisione
richiesta
da Roselline,“rose”
da
“orse”
in
“rincorse”),
di
procedere all'andata, al ritorno (senza la vigilanza delle
Suore,
“pie” in “piene”) si correva alla rinfusa verso la stanza
guardaroba
(“lugubri”) al cui interno
erano situati gli
armadietti
dove posare l'occorrente della mensa.“Lustre”è
Luca,
ansioso (come Stefano, “re” in “lustre” e Nicolò, “mar”
in
“mar ce”) di occupare (fino alle tre, da “lustre”) per primo
il
videogioco
del salone, il famoso sparatutto “Metal
Slug” che,
~168~
ricchi
lusinghieri
querce
pipa
patti
schiena
lupi
giulivi
mari
sfigati
-La
cartoleria “Schiepatti” (“patti schiena”) aveva illustri
precedenti
(“ricchi lusinghieri”): infatti mia mamma (“querce”)
la
frequentava già durante il suo percorso scolastico andando a
comprarvi
le famose matite giotto. Al contrario la sottoscritta
andava
a comprare gli accessori scolastici di “Lupo Alberto”
(“lupi”):
fra questi impossibile tralasciare l'“anti-sfiga”
che
Nicolò
ostentava al sopraggiungere del sorteggio che avrebbe
decretato
gli interrogati (“mari sfigati”). Inoltre ero solita
acquistare
numerosi gadgets calcistici nell'assortita cartoleria.
A
Natale, ad esempio, regalavo a mio zio
(“giulivi”) e a papà
(all'epoca
lo chiamavo “papi”, in “pipa”) sfiziosissimi
gadgets
rossoneri.
Al momento di affrontare simili acquisti
il
gestore della cartoleria, anche lui milanista, si dilungava
in
tediosissime digressioni rossonere. Per fortuna ci pensava
il
fratello meno loquace e più affascinante (che piaceva alla
mamma)
a interrompere le sue logorroiche digressioni,
~169~
querce
generi
bici
proverbi
divini
zaini
turchi
faggi
lupi
villaggi
-Via
Dante (“divini”) ospitava la cartoleria dove mi feci
comprare
uno zaino nuovo da papà (“faggi”) oltre agli
innumerevoli
accessori (“generi”) scolastici di Lupo
Alberto
per il corredo suggerito dalla maestra Villa (“lupi
villaggi”).
Parlando di scuola,
non posso proprio tralasciare
mia
madre (“querce generi”): infatti, ricoprendo la mansione di
direttrice
scolastica, aveva con la scuola un legame di stretta
parentela,
a dir poco genetico. Uno strano proverbio diffuso da
un
altro Stefano, “Turco ” di cognome, diceva: “Mangio (“cibi”
da
“bici”) per dimenticare”. Dopo averlo sentito, gli risposi
prontamente:
“Cosa devi dimenticare ? Quello che hai
mangiato
prima ?!”. Allora lui si mise a ridere ,
esprimendo