martedì 12 giugno 2018

260-262

~260~
remi embarcaderi

pelli foglie
cani barche
gnomi promiscui
neutri individui

-Fra la miriade di sorprese (“foglie”) kinder, erano in auge
strane creature caratterizzate da doppia identità: a seconda
di come le si guardava, ad esempio coricandole verso il basso
oppure girandole in altri modi, infatti, era possibile individuare
metamorfosi in pellicani (“pelli”, “cani”), imbarcazioni e
veicoli di trasporto vari... Nella prima citata, ad esempio,
il becco del pellicano faceva, allo stesso tempo, da cappuccio
di uno gnomo. “Neutri individui” indica sia le strane creature
totem che spesso quelle metamorfosi generavano, sia i generi
grammaticali (dei nomi,“nomi” in “gnomi”) “neutro” e
promiscuo” studiati in quel periodo...“Remi” intende riferirsi
al fratello dell'anguilla: nel nicknameri “triangoli stranieri”,
infatti, la parola “remolo” aveva indicato la coppia di fratelli,
importanti per il doposcuola come Romolo e Remo nei
confronti di Roma. Anche il fratello collezionava sorprese
kinder, ma la raccolta che stupiva tutti, proprio come le doppie
identità, era quella delle lattine (edizioni rare, che non
veicolavano nei bar,“bar” in “barche ”) di Co ca Cola ancora
piene.“Remi” contiene anche “re” per il suo cane (“cani”)
nel nicknameri “giulivi sestieri”.-


~261~
squarci bulbotuberi

lucido faggio
inerte esempio
catrami dondoli
umani svincoli

-Di pomeriggio, durante l'estate, ero solita allenarmi un po' nel
basket, i gatti (“catrami” contiene l'inglese “cat” più “rami”,
i prolungamenti delle piante e quindi i figli/bambini di cui mi
divertivo ad assumere le fittizie sembianze simulando varie
partite) mi facevano da tifoseria... Alla fine dell'allenamento,
per smaltire il sudore, ero abituata a riposarmi un po' sul
dondolo. Uno di quei pomeriggi capitò una cosa stranissima:
nel togliermi le roventi scarpe da ginnastica e nel lanciarle alla
rinfusa, avevo preso in pieno una lucertola (“lucido”).
Ovviamente l'avevo uccisa sul colpo e mio padre (“faggio”),
sbalordito per l'insolito accaduto, mi mostrò l'inerte cadaverino.
Squarci” intende l'empio (“empio” in “esempio”)
atteggiamento che il cane maremmano mostrava a mia mamma
(“squarci”, infatti, sta per “quercia arrabbiata”): non avendola
quasi mai vista (“luci” in “lucido ”, nicknameri “gnomi
cheliceri”), la riteneva una perfetta sconosciuta...“Umani”
indica i “maremmani”; anch'io tenevo un comportamento
empio: non riuscivo a non correre in presenza dei cani
e questi, accorgendosi della mia paura, davano il via
all'inseguimento ! Un pomeriggio depistai il maremmano degli
zii sfruttando uno degli svincoli offerti dal giardino. In fondo
a un corridoio lungo e stretto mi spinsi subito sulla destra, ma
il maremmano proseguì la sua folle corsa all'impazzata: avendo
messo in pratica l’espediente di un film (proiettato dalle Suore,
pio” in “esempio”), ero riuscita a seminarlo
(“bulbotuberi”)...-


~262~
dotti nicheliferi

spettri speranze
d’ulcere copie
rigida anguilla
tragica svista

-La maestra Michela (“d'ulcere”) aveva previsto, oltre al libro
di testo, un raccoglitore ove sistemare le sue innumerevoli
fotocopie (“copie”; “foto”, ovvero “luce ” per magia greca, si
ricava da “speranze”: essendo la maestra Sperandio dotata
di una vista assai debole, era solita chiedere di accendere la
luce anche quando era già accesa...) di storia che spesso
delegava a qualche genitore con una fotocopiatrice di cui
disporre. “Spettri” intende i sottili fogli trasparenti in cui
riporre le fotocopie: erano provvisti di appositi fori in modo
tale da essere sistemati nei raccoglitori ad anelli. Ricky
(“anguilla”) era stato elogiato dalla maestra di storia, oltre
che per la scheda telefonica di Napoleone (da cui il nickname),
anche per i suoi “fantasmini” (“spettri”, come sono chiamati
in gergo): a differenza di quelli inconsistenti dei pacchi formato
convenienza, Ricky ne acquistava un tipo molto più rigido e
costoso... “Speranze” è da collegare a “tragica svista”: dopo
essermi trasferita nella classe della maestra Sperandio
(“speranze”) ero riuscita a smascherare una sua svista di
calcolo e lei si era complimentata con la sottoscritta sotto lo
sguardo basito di Davide. Dalle Suore (“pie” in “copie”) ero
abituata a gestire i compiti autonomamente; da lei, invece,
i problemi di matematica erano svolti “in società”. Allora
le gemelle, convinte del fatto che in quella maniera non si
imparasse nulla (“dotti nicheliferi”), rifiutarono di trasferirsi
nella sua classe. “Svista” anche per il drammatico racconto
di Davide basato sull'accecamento di un bambino avvenuto
maneggiando una forchetta mentre era al ristorante: Stefano
(“re” in “ulcere”) era solito ridere a squarciagola al cospetto
di simili, cruenti fatti di cronaca…-