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stoppie
spaventapasseri
le
mie granitiche
spighe
pannocchie
franca
maieutica
auree
cianotiche
-La
maestra Franca (“franca”) conosceva
bene, proprio come
Stefano
(“re ” in “auree”, il colore delle spighe), la vita di
campagna:
aveva una cascina che suo padre gestiva a mo' (“nei
panni
di”, “panno” in “pannocchie”) di agricoltore, lo stesso
mestiere
del mio. Analizzando testi, poesie e altri riferimenti
alla
routine campestre, era solita dare per scontato il fatto che
fossi
avvantaggiata: in realtà, a parte le pannocchie che mi
divertivo
a sgranare e a decorare (con i miei cugini, “grani”
per
“melograni” in “granitiche”), non sapevo
proprio nulla dal
momento
che mio padre era solito fare solo brevi accenni sulla
sua
attività. A volte era arrabbiato se non pioveva a sufficienza,
altre
volte se pioveva troppo ! Frequentando il doposcuola
delle
Suore (“pie” in “stoppie”), era più
comodo fermarsi
(“stop”
in “stoppie”) in città tutta la settimana; di conseguenza
la
campagna aveva molti, moltissimi lati sconosciuti. Tuttavia,
al
sopraggiungere delle temutissime (“spaventapasseri”)
domande
del tipo “cosa sono le stoppie ?”, ero chiamata
in
causa
dalla maestra Franca con il preambolo “Mara le vede
(“occhi”
in “pannocchie”) per forza, abitando in campagna...”:
allora,
arrossendo (“cianotiche”) per il silenzio imbarazzante
che
per un attimo infinito si veniva a creare, farfugliavo
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gnocchi
baveri
biella
verbania
grolla
ghirlanda
querce
fotografi
serpe
sassofoni
-All'esame
di Quinta Elementare era necessario, per geografia,
scegliere
una regione d'Italia da argomentare. Dal momento
che,
a differenza di Matteo (“serpe”) che era un asso (“asso”
in
“sassofoni”) nel ricordare tutte le province (soprattutto
quelle
introdotte da poco, Verbania, ad esempio), ero solita
compiere
geografiche gaffe, decisi di scegliere una regione
senza
troppe province. La scelta ricadde sulla Val d'Aosta,
regione
che conoscevo anche personalmente grazie alle vacanze
estive...
Mia mamma (“querce ”) allegò alla ricerca d'esame
numerose
fotografie che documentavano la mia presenza: sul la
copertina
attaccò un sasso (“sassofoni” intende, perciò, il
“parlare
attorno a un sasso”, ma anche il clamoroso fatto per
cui
Matteo, la “serpe”, avendo parlato proprio durante l'esame,
era
stato segnato sulla lavagna fra i cattivi: inaudito !).
“Grolla”
ha un riferimento alla Val d'Aosta: è, infatti, un tipico
utensile
di quella regione. “Ghirlanda” va con “biella” dal
momento
che Stefano (il suo nome di battesimo, oltre a
“corona”,
ha il significato greco di “ghirlanda”) si re cava
spesso
là a trovare degli
amici.“Gnocchi baveri” indica sia
la
portata degli “gnocchi alla bava” già, solo per il nome,
pretesto
di risate, sia i corsi di aggiornamento svolti nella città
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fiocchi
spifferi
flussi
di riccioli
negri
quadrupedi
mannara
anguilla
serpe
favilla
-“Flussi
di riccioli” indica, con “negri quadrupedi”,
i
protagonisti del libro d'inglese utilizzato a scuola: una
detective
di colore con una ricciuta e folta chioma, aiutata nelle
indagini
da un cagnolone a pelo lungo, bianco e grigio, della
stessa
razza di quello di Ricky (“anguilla”: il suo cane era nato
senza
vista, “occhi” in “fiocchi”). La maestra d'inglese ci
faceva
anche ascoltare la cassetta con i dialoghi della detective
e
ci propose di registrarcela sulle cassette vuote. Chi era
interessato
le doveva portare a scuola e lei, dopo averle incise,
le
riconsegnava ai corrispondenti proprietari attaccando piccoli
fiocchetti
(“fiocchi”) adesivi sulla custodia. Era un vero
lusso
(“flussi”) possedere
un registratore a doppia entrata per
duplicare
le cassette... A proposito di diavolerie elettroniche,
era
in voga un piccolo registratore portatile che contribuì a
infervorare
le nostre indagini da detective: nonostante
registrasse
solo per una manciata di secondi alla volta, era
allettante
l'idea di incidere scottanti verità... Anche diffuso in
versione
penna e orologio, quel giochino ci soggiogò per diversi
anni...
La maestra d'inglese simpatizzava per Lupo Alberto
(“mannara”)
di cui erano diffusi molti
accessori scolastici.
Matteo
(“serpe”) era il più bravo (faceva faville) sia in italiano
(“favilla”
sta per la maestra Villa) che in inglese.
Si
era preparato in anticipo per non sfigurare di fronte
all'insegnante
cui, tra l'altro, era legato da una parentela