~203~
fuoco
ovigeri
cibi
sigari
finti
giovani
ratti
resti
caldi
vetri
-La
tabaccheria centrale, situata appena dopo l’edicola (dove
compravo
Topolino,“ratti”), era gestita da un ragazzo parente
di
Giovanna (“giovani”), la cuoca del doposcuola. “Finti
giovani”
intende anche il fatto che quel ragazzo, sebbene
non
dimostrasse
la sua età, aveva già una quarantina d'anni !
Era
un patito di ciclismo e, per la sua notevole velocità di
pedalata,
avrebbe anche potuto gareggiare ! Lo si vedeva
sfrecciare
in bici (“cibi” per “bici”) a gran velocità, forse
impegnato
in consegne e ritiri di merce: era abbastanza
claustrofobica
la sua tabaccheria, un'intera parete era
tappezzata
di sigarette (“sigari”) e dolciumi (di cui Stefano,
“re”
in “resti”, faceva incetta). “Ratti resti” intende lo strano
vizio
di dare il resto sbagliato, ma quasi mai per eccesso (qui
“ratti”
si rifà, come nel nicknameri “ratti sluiteri”, al famoso
“ratto
delle Sabine”).“Caldi vetri” indica quelli appannati
dal
fiato durante l'inverno: fermandomi un mucchio di tempo a
fissare
i giocattoli esposti, il vetro si appannava a causa del
vapore
esternato (era anche molto divertente scrivere sui
vetri
!). “Fuoco ovigeri” indica la volta in cui mia madre chiese
in
tabaccheria di poter chiamare i vigili del fuoco dal momento
che
non riusciva ad aprire la porta di casa. A telefonata
negata,
ripiegò sull'utilizzo di un gettone:“ovigeri” intende la
rotondità
del gettone telefonico; con “finti”, invece, esprime
l'“uovo
finto”, immancabile scherzo esibito dalla tabaccheria
a
Carnevale. Essendo di plastica, la caduta non provocava
~204~
inni
nannuferi
equi
faggi
compleanni
quercia
colonia
stella
condanna
-“Equi
faggi” intende il papà di Annamaria (“condanna”), la
figlia
di una cara amica di mia mamma che aveva condiviso con
lei
il periodo delle colonie estive. Invitata a un suo compleanno,
avevo
visto suo padre portarla a cavalluccio (“equi”, infatti, sta
per
“equino”: in via San Lorenzo, “stella”, era situata una
rinomata
macelleria equina). Oltre al classico nascondino,
giocammo
a “Un, due, tre... Stella !”; a questo famoso gioco
fa
pure riferimento il drammatico destino di quella famiglia:
alla
morte del papà di Annamaria si aggiunse quella del nonno
e
di lì a poco perfino quella della madre (“quercia”), quindi
tre
persone ! Era stata una vera strage (metamorfosi di
“condanna”)
causata, molto probabilmente, dalle radiazioni
cui
si espose, per motivi lavorativi, un membro della famiglia
che,
in seguito, contagiò gli altri. “Inni nannuferi” indica
un'altra
amica di mia madre che conosceva molto bene quella
famiglia:
abitava con l'anziana madre alla quale avevo cantato
i
canti (“inni”) del doposcuola. Chiamava tutti i bambini con
l'espressione
dialettale “nanu” che significa, appunto,
“bambino”.
Per riferirmi a lei utilizzavo quel
buffo termine
dicendo,
ad esempio: “Andiamo a trovare Nanu ?”.
In realtà “Nanu” si chiamava Sandra.-
In realtà “Nanu” si chiamava Sandra.-
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big
f uteri
scuole
saette
quercia
suina
nera
laguna
foglie
di brina
-Ogni
mattina mia mamma (“quercia”) usciva di casa
prestissimo
per andare a lavorare in una cittadina abbastanza
distante
e doveva quindi prendere l'autobus (“saette”). Arrivata
a
destinazione, la scuola da raggiungere era piuttosto
lontana
dalla fermata. Lungo il tragitto mi raccontava di
incontrare
puntualmente una gatta nera che abitava nei paraggi;
ironizzava
con dei “se solo fossi superstiziosa”... Al mercato,
mi
comprava dei simpatici maialini (“suina”) in plastica
oppure
delle macchinette allora molto in auge e caratterizzate
da
enormi ruote (si chiamavano “big foot”): avevano in seguito
dato
vita a un videogioco incluso nel sistema operativo dei
computer
(“big f uteri”: l'anno in cui nacque,“uteri”, il mio
primo
computer, Windows 98, frequentavamo già le
Medie…).“Laguna”,
associata a “brina”, forma (come
prestigiatore
di parole ho qualche lacuna, da “laguna”) il nome
di
un noto bar, il “Gambrinus”, dove mia mamma aveva
l'abitudine
di comprarmi dei fortunatissimi ovetti kinder con