gomma
asteri
salute querce
vetture
tende
giraffe
angeli
di
griffe regoli
-“Salute
querce” esprime l'abitudinaria scorta di magliette
della
salute che mia mamma (“querce”) faceva in una merceria
del
centro: mi obbligava a portarle anche in piena estate !
“Vetture
tende” evoca quelle parasole
della macchina: a mio
padre
non piacevano, così mamma adattava allo scopo dei
fazzoletti
di carta (o di stoffa: quelli raffiguranti icone dei
cartoni)
tenuti fermi dal finestrino chiuso (occorreva, a tale
scopo,
girare, da “giraffe”, una manopola interna)...“Giraffe
angeli”
intende una bellissima giraffa misura altezza di stoffa,
un
regalo di Angela (“angeli”), la mia baby-sitter.
Quest'ultima
aveva un debole per le cose firmate (“di griffe
regoli”):
innumerevoli (“regoli” intende gli strumenti
di
calcolo) i regali griffati ricevuti...“Gomma
asteri”,
infine,
esprime le gomme da masticare a sigaretta
(nicknameri
“resti
minnesingheri”);
spesso ostentate
da
Stefano (“re
”in “vetture” e “regoli”),
elargivano
~359~
cibi
posaceneri
magiche
penne
querce
d angurie
mario
teina
chioccia
dottrina
-La
nonna Esterina, che chiamavo “Ina ” (“Ina” in
“dottrina”),
aveva l'abitudine di regalare argenterie alla
figlia
per la
festa della mamma (“querce ”) facendole credere
fossero
opera mia e non sua (“chi” in “chioccia”). Dalle bici
(“bici”
da “cibi”) ai posaceneri d'argento, passando per buffi
animaletti
fra cui la chioccia con tanti pulcini... In quel periodo
veicolavano
pure
cibarie (“angurie”, “penne” esprime la
tipologia
di pasta) in miniatura e altri sfiziosi oggettini
d'argento
all'interno delle confezioni degli infusi di tè. Ero stata
stupita
da una casetta che sul tetto riportava la scritta “tea”
per
mezzo di forellini in cui far passare il liquido. Quella
tecnica
avanzata nel design mi fece subito pensare a un livello
di
“Super Mario” (“mario teina”) ambientato sul fondale
marino
in cui le monete da raccogliere erano disposte in modo
da
formare la parola “Mario”. “Magiche penne” esprime
quelle
di Nicolò (“mar ” in “mario”) in grado di modificare
da
sole
il colore su particolari superfici a puntini neri (“neri”
in
“posaceneri”).-
~360~
tori
barangeri
cigoli
faggio
portoni
buio
chiavi
gazzelle
putti
di querce
-“Cigoli”
intende un certo “Cigolini” di cognome, un bambino
arrivato
nella nostra classe solo gli ultimi due anni. Il padre
(“cigoli
faggio”; “t'ori” identifica
l'oro dal momento
che
svolgeva la mansione di orefice) era morto (“bara”
in
“barangeri”) da poco: sua madre (“querce”), per
sdrammatizzare
il difficile frangente, aveva citato il proverbio
“a
volte si chiude una porta e si apre un portone”. Enrico,
il
nome di quel bambino, era già abituato ad usare le chiavi
di
casa: anch'io le avevo con me nello zaino dal momento che
Angela
(“putti” in aggiunta
al nickname “angeli”)
mi
portava
a scuola partendo da casa dopo che mamma era
uscita.
Le gemelle (“gazzelle”) erano arrivate addirittura
a
nascondermi le chiavi, inutile dire, senza ipotizzare le
disastrose
conseguenze di quello scherzo ! Oltre alle chiavi
Enrico
era un “grande” (adulto) perché non aveva più
paura
del buio…-